[ospiti] – 3 | Maricla Pannocchia: con “Le cose che ancora non sai” scavo nel cuore e nella forza di ogni giovane per non permettere che nessuno affronti il cancro da solo

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ga-pannocchiaBuonpomeriggio followers! 😀 ❤

Come annunciato oggi è con noi Maricla Pannocchia, autrice de “Le cose che ancora non sai”edizioni Astro – che proprio nella giornata odierna è disponibile in tutti gli store e librerie.

Maricla ha raccontato una storia impegnativa, che tratta temi delicati. E lo ha fatto con sensibilità e attenzione. Il romanzo si rivolge a un pubblico Young Adult e si prefigge lo scopo di essere un punto di forza, rispetto alle vicende dolorose e complesse di chi lotta contro il cancro [qui la presentazione del volume].

In occasione dell’uscita ufficiale del romanzo (presentato in anteprima solo al salone del libro di Firenze), ho il piacere di ospitare nel Salotto letterario di Scintille l’autrice per la GIORNATA AUTORE #AllDay!

Così ecco che oltre alla segnalazione uscita (a questo link) il Salotto si prepara a ospitare l’Autrice per parlare con lei dei temi che animano la storia del suo romanzo. Temi certamente non facili, che affronteremo con lei con la necessaria delicatezza e attenzione.

Spero partecipiate a questo incontro numerosi e che la sommergiate di domande!

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Il Salotto è già in grande spolvero per l’occasione, ci sono i soliti virtualdolcetti e virtualbevande dei quali potete servirvi a vostro piacimento. Prendete posto, che a breve iniziamo… Pronti? 😉

intervista-logo

Loriana Lucciarini – Ciao Maricla, benvenuta. Presentati al pubblico…

Maricla Pannocchia – Ciao Loriana e ciao a tutti i lettori e le lettrici! Prima di tutto, grazie mille per ospitarmi sul tuo blog! Mi chiamo Maricla Pannocchia, ho 32 anni e abito in un paesino in provincia di Livorno, in Toscana. Amo scrivere sin da quando ero bambina, mi permette di estraniarmi dalla realtà e al tempo stesso di parlare dei temi che mi stanno a cuore. Adoro il mare e i viaggi. Sono fondatrice e Presidente dell’Associazione di volontariato Adolescenti e cancro, che ho fondato proprio dopo aver scritto la prima versione del romanzo “Le cose che ancora non sai”, ma ve ne parlerò meglio dopo perché Loriana mi ha già anticipato alcune domande al riguardo.

Loriana Lucciarini – Allora, raccontaci un po’ del libro. Qual è stato il motivo che ti ha spinto ad affrontare un tema così complesso e delicato? Perché lo hai voluto scrivere?

Maricla Pannocchia – Io dico sempre che è stato un segno del destino. Non ho deciso di scrivere questa storia. Stavo navigando su Internet e mi sono imbattuta nella foto di due ragazze adolescenti e ho sentito il bisogno di raccontare la storia di amicizia fra due adolescenti, di cui una malata di leucemia. Lo ripeto, credo sia stato un segno del destino per indirizzarmi nel giusto percorso (aprire l’Associazione di volontariato Adolescenti e cancro, che mi ha completamente cambiato la vita) perché vedendo quella foto avrei potuto scrivere di altre centinaia di storie con due protagoniste adolescenti ma no, ho avuto l’idea per quella. Ammetto che all’inizio ero scettica, ogni volta che scrivo un romanzo mi documento riguardo all’argomento trattato e quindi mi sono chiesta se sarei riuscita ad arrivare alla fine, consapevole che per rendere verosimile la storia avrei dovuto leggere tante storie di giovani malati di tumore, vedere tanti loro video e temevo che non ce l’avrei fatta a passare tutto quel tempo a sentir parlare di dolore, tumore e morte, specialmente riguardo a persone così giovani. Ma come mi ero sbagliata! Ovviamente nelle storie che ho letto e nei video che ho visto si parla anche di tutti questi aspetti, com’è normale che sia, ma sono rimasta a bocca aperta di fronte al coraggio, alla resilienza e all’amore per la vita di questi ragazzi. Sono stata “risucchiata in questo vortice”; come continuo a ripetere penso proprio che siano stati mossi dei fili per guidarmi nella direzione giusta, quindi non mi prendo alcun merito, non ho preso nessuna decisione all’inizio, se non quella basilare di non mollare, di finire il romanzo. Non pensavo neanche alla pubblicazione, i personaggi erano vivi dentro di me e dovevano raccontare la loro storia. Ed io ero il mezzo per farlo.

Loriana Lucciarini – Quali sono le vicende narrate e i contenuti della storia? Cosa volevi trasmettere ai lettori?

Maricla Pannocchia – Il romanzo è raccontato a due voci da entrambe le protagoniste. All’inizio si può pensare che la leucemia di Coleen sia la protagonista indiscussa della storia, ma non è così. Il romanzo mette i sentimenti al centro. L’amicizia che nasce fra le due protagoniste, ma anche i rapporti all’interno delle famiglie, con i compagni di classe, con i ragazzi. Posso dire che il romanzo è quasi una sorta di diario tenuto da entrambe le ragazze in cui vengono annotati i piccoli e grandi avvenimenti quotidiani. E’ un viaggio introspettivo dentro le due protagoniste, ma anche dentro alle anime di tutti i personaggi secondari. Attraverso il romanzo vorrei avvicinare i lettori, specialmente i giovani, al tema dei ragazzi malati di cancro. Spesso la parola “tumore” è ancora un tabù nella nostra società e, anche se negli ultimi anni le cose sono migliorate, tanti ragazzi non hanno occasione di pensare ai loro coetanei malati o di sentir parlare di diagnosi precoce. Spero che le protagoniste del romanzo prendano per mano i lettori, guidandoli nelle loro storie personali, e li aiutino a rendersi conto del potenziale che hanno e di quanto  siamo fortunati ad aver aperto gli occhi stamattina.

Loriana Lucciarini – Qual è il messaggio che lascia “Le cose che ancora non sai”?

Maricla Pannocchia – Ricollegandomi alla fine della risposta precedente, credo che il messaggio principale sia il valore della vita. C’e’ una frase che ho letto spesso e che mi piace molto: “Abbiamo due vite, la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne solo una”. A Coleen succede proprio così. Prima è un’adolescente come tante, le sue preoccupazioni più grandi sono se riuscirà a conquistare il ragazzo che le piace, sparlare dei compagni con le amiche e impegnarsi per prendere bei voti a disegno, di cui è appassionata. Da un giorno all’altro si ritrova in un letto d’ospedale. Le dicono che ha il cancro. A sedici anni. Coleen impiega un po’ di tempo ad assimilare la notizia, ad accettare il tutto ma poi, pian piano, si rende conto di tante cose cui prima non pensava affatto. Quella che ripete più spesso è il tempo e il suo valore. Coleen comincia a notare un altro tipo di tempo, non quello prodotto dalla mente umana a suon di sveglie e orologi, ma una sorta di tempo universale. E il suo valore? Prima, quando stava bene e aveva “tutto il tempo del mondo”, neanche ci faceva caso. Spesso si lamentava perché si annoiava, buttava via tempo a guardare la televisione o navigare su Internet; come dice lei stessa, non faceva niente di utile per gli altri e per se stessa. Coleen capisce tutto ciò eppure questa sua consapevolezza è limitata dalla malattia e dagli effetti collaterali. E si chiede: come mai la gente che sta bene e che ha tempo, non sa come usarlo davvero? Come mai spesso non capisce che dono prezioso ci è stato fatto? Corriamo, corriamo… ma per andare dove? Ogni giorno ci vengono concessi 86.400 secondi. Sta a noi scegliere come investirli, decidere se lasciare che ci scivolino addosso o se usarli in maniera consapevole. Come dice Coleen, non dobbiamo necessariamente fare grandi cose. Le protagoniste imparano anche a non aver paura della morte. Scoprono che il segreto sta in come vivi il tempo che ti è stato concesso, che sia poco o che sia tanto. Ovviamente sono “lezioni” che costano lacrime, domande e rabbia, ma io stessa vivo con questa filosofia, adesso. Tutti moriremo, un giorno. Allora tanto vale vivere appieno ogni singolo momento e lasciare qualcosa del nostro passaggio.

Loriana Lucciarini – Parlaci delle due protagoniste: Allyson e Coleen. Come diventano amiche? Qual è la scintilla che le fa avvicinare? In cosa si differenziano e in cosa, invece, si completano?

Maricla Pannocchia – Coleen e Allyson hanno sedici anni e vivono a Glasgow con le rispettive famiglie. Frequentano la stessa classe ma si sono rivolte la parola solo due o tre volte in tutto l’anno scolastico perché sono molto diverse di carattere e all’inizio del romanzo non sembrano avere alcun punto in comune. Coleen è una tipina vivace, sicura di sé, flirta con il ragazzo più popolare della scuola e ha diverse amiche con le quali va alle feste più “in” anche se, sotto sotto, si scopre un lato di lei più sensibile. Allyson è sognatrice, un po’ timida e insicura, e ha un’unica amica, Sheona. L’avvicinamento avviene quando a Coleen viene diagnosticata una leucemia. Gli studenti che partecipano a qualche progetto sociale (come dare una mano alla mensa dei senzatetto) possono vedere i loro voti finali leggermente aumentati, così Allyson si offre per andare  a portare i compiti a Coleen in ospedale. In realtà non sa perché lo sta facendo, quella dei punteggi extra è una scusante. Pian piano, mentre conosciamo meglio Allyson, ne intuiamo le motivazioni. Con il tempo, Coleen e Allyson si avvicinano e scoprono di avere bisogno l’una dell’altra. Diventano intime, raccontandosi problemi personali, parlando di ragazzi e dei progetti per il futuro. Coleen non sa più se avrà un futuro, e incoraggia Allyson a prendere in mano il suo. Coleen soffrirà molto dell’allontanamento di quelle che credeva essere le sue vere amiche, e la presenza di Allyson sarà importantissima perché lei possa confidarsi come non può fare con i genitori o con i medici. Allyson dapprima si sente spaventata dall’ospedale, dalla testa calva di Coleen, anche per il semplice fatto che la cosa non sembra avere alcun senso, ma poi si rende conto che, se è vero che Coleen ha bisogno di lei per confidarsi, passare il tempo e svagarsi, è anche vero il contrario. Allyson si nutre del coraggio e della linfa vitale di Coleen.

Loriana Lucciarini – Senza spoilerare: il destino cosa ha in serbo per entrambe? Qual è la prova da affrontare e il segreto che ognuna scoprirà rispetto alla propria esistenza?

Maricla Pannocchia – La leucemia di Coleen gioca sicuramente un ruolo molto importante e potremmo dire che è la prova da affrontare, l’ostacolo che mette a soqquadro non solo la vita di Coleen ma anche quelle di tutte le persone che le vogliono bene. Entrambe le ragazze crescono molto durante il romanzo, sia a causa della malattia di Coleen e di tutto quello che porta  con sé, sia per via di sentimenti e avvenimenti nuovi. Credo che entrambe le ragazze scoprano la propria forza, quella che non credevano neanche di avere. Coleen la deve scoprire quando riceve la diagnosi e comincia le terapie. Come dice spesso nel romanzo, deve essere forte per forza, non ha alternative. Nonostante abbia diversi momenti “no”, Coleen cerca di affrontare la malattia con il sorriso sulle labbra e continuando a fare quello che le piace, nei limiti del possibile, ovviamente. Allyson rimane a bocca aperta di fronte alla forza e alla tenacia della sua amica, anche quando le cose si mettono davvero male. E si nutre di questa forza, scoprendo la propria. Pian piano crede nuovamente nel suo sogno di diventare scrittrice, comincia a farsi valere con i genitori che l’hanno sempre tenuta in una sorta di campana di vetro, e a lei sembrava andare bene così. Entrambe le ragazze imparano che hanno una vita da vivere, e che ogni giorno è prezioso. E come dice Coleen non sono solo frasi fatte o meglio, se le leggi e le dimentichi, possono diventarlo. Ma se le applichi, allora potrai vivere una vita ricca di significato e degna di essere vissuta.

Loriana Lucciarini – Qual è stato per te l’aspetto più complesso, durante la scrittura del romanzo? Lo scoglio che sembrava proprio insormontabile?

Maricla Pannocchia – A parte quello cui accennavo prima, quando ho avuto l’idea del romanzo ma poi mi sono chiesta se sarei riuscita a portarlo a termine dovendo far riferimento a storie vere, non ho avuto altri veri scogli da superare. Ho scritto la prima versione del romanzo nel 2014 e non me la sentivo di raccontare la parte di Coleen in prima persona. Non sono mai stata malata e allora non conoscevo nessun ragazzo che avesse o avesse avuto il cancro. La mia preoccupazione più grande, con questo romanzo, è sempre stata quella di portare rispetto alle persone che hanno o hanno avuto il cancro e ai loro cari. Quindi, ho scritto l’intera storia dal punto di vista di Allyson, e vedevamo Coleen attraverso i suoi occhi. Quando sono entrata in contatto con i primi ragazzi iscritti alla mia Associazione di volontariato Adolescenti e cancro, e cominciando a “entrare sempre più dentro” a questo mondo e a capire e apprendere quali sono le difficoltà dei giovani che affrontano questo percorso, che cosa provano, che cosa passa loro per la testa, ho deciso di riscrivere il romanzo alternando i capitoli di modo che ognuna delle due protagoniste potesse raccontare la vicenda in prima persona. Direi che questo è stato lo scoglio più grosso, anche se non l’ho mai trovato insormontabile.

Loriana Lucciarini – Come ti sei documentata sulle situazioni che descrivi nella storia?

Maricla Pannocchia – Ho svolto delle ricerche su Internet riguardo alla leucemia mieloide acuta e al trapianto di midollo osseo. Alcuni dei ragazzi supportati dalla mia Associazione hanno letto il romanzo, oppure ho chiesto loro chiarimenti su alcuni passaggi. Come sottolinea sempre la mia editor, questo non è un testo di medicina, ma un romanzo di narrativa. Probabilmente un medico noterebbe degli errori o passaggi che, dal punto di vista medico, non hanno molto senso. Io però so di aver fatto del mio meglio e penso che la situazione medica di Coleen possa essere verosimile. Per quanto riguarda l’aspetto emotivo e psicologico, ho preso ispirazione dalle storie di diversi ragazzi che hanno o hanno avuto il cancro e ci ho aggiunto una buona dose di empatia. Se io avessi sedici anni e da un giorno all’altro mi dicessero che ho la leucemia, che cosa farei? Credo che questa domanda mi abbia guidata nel dar voce a Coleen.

Loriana Lucciarini – Hai aperto un’Associazione di volontariato legata a queste problematiche, ne ho già accennato nella presentazione del tuo romanzo, ma vorrei che ce ne parlassi in modo più approfondito tu…

Maricla Pannocchia – Certo! Come ho accennato, durante la stesura della prima edizione del romanzo, sono rimasta a bocca aperta davanti al coraggio e all’amore per la vita di questi ragazzi. Mi dicevo: “Certo che avrebbero di che lamentarsi”, invece mi sono imbattuta in tante storie – tante vite – in cui le difficoltà non mancano, e anche i momenti “no”, ma si riesce sempre a guardare avanti e a trovare un motivo per sorridere e ho sentito dentro di me il bisogno di fare qualcosa per questi ragazzi. Non avendo nessuna competenza medica, sapevo di dovermi muovere in un altro ambito, e così ho deciso di lanciare un sito Internet dal nome Adolescenti e cancro attraverso il quale i ragazzi italiani avrebbero potuto mettersi in contatto con altri ragazzi in situazioni simili. Durante l’estate mi misi in contatto con una ragazza inglese che stava finendo le cure per un tumore alle ossa e mi feci dare dei consigli sul tipo di supporto sociale che aveva ricevuto lei nel suo Paese (dove ci sono diverse Associazioni che, in vario modo, supportano esclusivamente gli adolescenti e i giovani adulti) e poi sono entrata in contatto con Alessio, il primo dei ragazzi italiani a unirsi all’Associazione. A settembre ho lanciato il sito. Quando l’ho fatto è stato un po’ come con la stesura del romanzo, non mi sono fatta tante domande, ho abbracciato questa nuova avventura e non dico che sia sempre stato facile. I primi mesi sono stati quelli più difficili ma adesso le cose vanno molto bene. I ragazzi si sono iscritti principalmente grazie al passaparola. Offriamo diverse attività di cui vi parlerò meglio fra due domande. Comunque, penso che sia estremamente importante permettere ai ragazzi in cura ma anche a quelli che hanno finito le terapie di vivere diverse esperienze che li aiutino a sentirsi giovani e vivi a dispetto della malattia, e meno isolati, perché tutte queste esperienze le vivono con altri ragazzi in situazioni simili.

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Loriana Lucciarini – Hai realizzato anche un altro volume, dal titolo “Attimi di noi” che raccoglie le storie vere di quattordici dei ragazzi supportati dall’Associazione che raccontano la loro esperienza con la malattia. Certamente un ottimo modo per sensibilizzare, ma anche per avvicinare a questi temi. C’è dell’altro?

Maricla Pannocchia – In termini di scrittura su questa tematica al momento no, non  c’e’ dell’altro.  L’anno scorso, proprio in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile che cade ogni anno a febbraio, ho deciso di far uscire questa raccolta digitale contenente appunto le storie di quattordici dei nostri ragazzi. Ho deciso di renderla gratuita perché la gente magari comincia a leggere visto che scaricare il pdf non costa niente, e spero che poi continui. L’obiettivo è proprio quello che hai scritto tu, sensibilizzare le persone e avvicinare a questi temi. Come dico sempre, penso che il modo migliore per farlo sia direttamente attraverso le voci dei ragazzi che ci stanno passando o ci sono passati. Naturalmente, a un anno di distanza dall’uscita della raccolta quelle storie sono “vecchie”, ma sono comunque da leggere per chi vuole farsi un’idea di che cosa voglia dire davvero ricevere una diagnosi di cancro durante l’adolescenza.

Loriana Lucciarini – Come interagite come Associazione? Cosa proponete? In cosa consiste il vostro contributo? Come vi possiamo aiutare? Quali sono le esperienze che vi portate dietro?

Maricla Pannocchia – Quante domande! Allora, la nostra Associazione offre supporto online attraverso due gruppi chiusi, uno su Facebook e uno su whatsapp, tramite i quali i ragazzi possono entrare in contatto con altri giovani in situazioni simili da tutta Italia. Offriamo poi varie gite, specialmente qui in Toscana: nel 2016 abbiamo organizzato 4 gite a bordo barca. La principale è la Summer Holiday, ovvero la vacanza estiva. In inverno abbiamo realizzato il Winter Break a Firenze, ovvero un fine-settimana nel capoluogo toscano addobbato a festa per Natale. Partecipiamo a eventi di sensibilizzazione come convegni o conferenze. Per due anni consecutivi abbiamo partecipato alla conferenza Find your sense of tumour, in Inghilterra, organizzata dal Teenage Cancer Trust (Associazione inglese no-profit leader nella cura degli adolescenti con tumore), questo è un altro dei miei appuntamenti preferiti perché ci ritroviamo davvero in un altro mondo e siamo l’unica Associazione italiana a partecipare. Organizziamo giornate di svago nelle zone in cui abitano gruppetti di ragazzi come andare a vedere musical famosi in teatro o ancora partecipare a giornate di beauty e massaggi con professioniste dell’estetica oncologica. Per me è molto importante anche dare voce ai ragazzi. Per questo, i ragazzi che lo desiderano possono raccontare la propria storia in forma scritta e tutte le storie vengono pubblicate sul nostro sito Internet e condivise sulla nostra pagina Facebook. A ottobre abbiamo lanciato anche il Teens Video Project, attraverso il quale i ragazzi che lo desiderano possono raccontarsi creativamente utilizzando il linguaggio dei video. Tutti i nostri video da dicembre vengono incorporati nella piattaforma britannica JTV Cancer Support, che ospita da oltre dieci anni video di ragazzi dal Regno Unito e dall’Australia che hanno o hanno avuto il cancro. E ci siamo anche noi dall’Italia. Se avete voglia di farci un salto e vedere i video di alcuni dei nostri ragazzi, vi lascio il link:

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https://jtvcancersupport.com/region/italy/

Personalmente credo di essere all’inizio del mio viaggio, per questo accolgo a braccia aperte tutte le possibilità di confronto che mi si presentano. Lavorare con persone che si muovono in quest’ ambito da più anni di me o in contesti differenti, può sempre stimolare nuove idee e nuove collaborazioni. Con il tempo vorrei organizzare anche eventi di sensibilizzazione sul territorio, intanto quest’anno il 15 febbraio si terra’ “Livorno unita per i giovani” un evento organizzato dalla mia Associazione in collaborazione con l’Associazione livornese Ippogrifo e che vedra’ il coinvolgimento di altre Associazioni del settore della zona quali AVIS, AIDO, AIL e ADMO nonche’ la testimonianza di uno dei nostri ragazzi e il lancio simbolico dei palloncini, in concomitanza con le altre Associazioni amiche o federate FIAGOP.

Come aiutarci? Be’, la prima risposta è quella più ovvia, tramite donazioni, anche piccole. A volte le persone possono non rendersi conto dei costi coinvolti nell’offrire i servizi ai ragazzi. Cerco di collaborare con realtà disposte ad aiutarci gratuitamente ma non è sempre possibile. Tutte le iniziative sono gratuite per i ragazzi, che generalmente si pagano comunque le spese di viaggio. Al momento stiamo raccogliendo fondi principalmente per la Summer Holiday 2017, la vacanza estiva gratuita che quest’anno si terrà dal 21 al 24 agosto inclusi, a Livorno, e sara’ aperta a 9 ragazzi/e provenienti da varie zone d’Italia. Tutti possono contribuire, anche 2 o 5 Euro fanno la differenza. Come dico spesso, ogni giorno spendiamo soldi per sciocchezze, per una o due volte, rinunciamo e doniamo a questi ragazzi la possibilità di divertirsi, confrontarsi e sentirsi giovani a dispetto della malattia!

Qui il link alla campagna di raccolta fondi: https://www.produzionidalbasso.com/project/vacanza-estiva-per-ragazzi-con-il-cancro/

E’ possibile donare anche tramite il c/c postal Intestato a: Associazione di volontariato Adolescenti e cancro c/c postale numero 001033768654 IBAN: IT 84 N 07601 13900 001033768654

Per info o domande potete scrivere all’indirizzo e-mail: adolescentiecancro@yahoo.it

Infine, è possibile dare una mano come volontari: per le iniziative con i ragazzi cerchiamo volontari della zona (Livorno e provincia) ma se ti piacerebbe dare una  mano con la raccolta fondi (esempio: coinvolgendo le aziende, i mercatini ecc della tua zona o anche amici, parenti, colleghi e conoscenti) contattaci pure!

In qualunque modo tu decida di aiutarci grazie di cuore!

Loriana Lucciarini – C’è qualcosa che ancora non sappiamo e che dovremmo sapere su chi si trova ad affrontare la sua battaglia personale contro il cancro?

Maricla Pannocchia – Dato il riferimento al titolo del romanzo, ci tengo a specificare che ho scelto questo titolo perché per me rappresenta le cose che ancora non sappiamo e che l’esperienza di Coleen può insegnarci. Come dico sempre, le persone che non hanno vissuto il cancro sulla loro pelle non possono capire appieno, si possono sforzare, quelle più dotate di empatia sicuramente possono mettersi meglio nei panni di chi ha vissuto o sta vivendo il percorso di malattia però io non dico mai ai ragazzi supportati dalla mia Associazione “ti capisco” perché non è vero. Immagino. Cerco di capire. Provo delle emozioni al riguardo. Ma non mi sono mai seduta su una poltrona d’ospedale a lasciare che m’iniettassero del veleno in corpo (solo per fare un esempio) quindi no, non capisco. Detto questo, posso dire che la gente generalmente pensa che una volta finite le terapie un ragazzo torni alla normalità con un semplice schiocco di dita ma nella maggior parte dei casi non è così. A parte che un ragazzo può avere effetti collaterali a breve o lungo termine causati dalla malattia e/o dalle terapie, un’esperienza del genere ti cambia per sempre e in molti hanno difficoltà a reintegrarsi nella società e a riprendere la vita di tutti i giorni. Dedichiamo un pensiero anche a chi e’ in remissione. Non significa necessariamente che tutte le sue difficoltà siano svanite nel niente.

Loriana Lucciarini – Quando un tumore colpisce un adolescente è ancora più difficile e doloroso prepararsi per la battaglia, sia per l’adolescente stesso – che si affaccia alla vita e sa già che avrà un destino segnato da lotte e dolore – sia per i genitori e per chi gli sta vicino. Tutti, comprensibilmente, a fatica arginano il terrore e a stento riescono a trovare la speranza per reagire e prepararsi a lottare. Non lasciarli soli, dar loro un supporto psicologico è importantissimo e trovo che l’attività della tua Associazione sia davvero da far conoscere e supportare. Tu, grazie alla tua esperienza, cosa ti senti di dirci su questo? Come riuscite a entrare in contatto empatico con le persone per dar loro coraggio, forza e, soprattutto, speranza?

Maricla Pannocchia – Prima di tutto, grazie per le tue parole. Hai pienamente ragione, spesso dimentichiamo che a soffrire e a dover affrontare difficoltà non è solo il ragazzo che riceve la diagnosi ma anche tutti coloro che gli vogliono bene a cominciare dalla famiglia per passare agli amici, al partner e alla comunità in generale. Gli adolescenti si trovano in una fase della vita di per sé delicata e difficile e una diagnosi di cancro mette in pausa la loro quotidianità. Li costringe a pensare alla propria mortalità, magari per la prima volta. E’ importante che i ragazzi mantengano una parvenza di normalità nella loro vita e quindi, secondo me, i programmi di supporto fra coetanei e attività che permettono loro distrarsi, divertirsi ma anche di imparare qualcosa di nuovo, sono importantissimi. Partecipando a quasi tutte le iniziative organizzate dalla mia Associazione, ho visto con i miei occhi l’importanza del supporto fra coetanei e d’iniziative che aiutano i ragazzi a ricordare che sono prima di tutto delle persone con i propri talenti, interessi, le passioni ecc e il cancro non li definisce. Mi reputo una persona empatica, come ho accennato prima, e credo che questo mi aiuti a rapportarmi con i ragazzi. Credo che il “segreto” però sia un altro: quando ho i ragazzi davanti non penso mai a loro come a dei malati di cancro. Sono dei giovani, e solo secondariamente sono dei malati di cancro. Questo mi permette di parlare e scherzare con loro come se fossero sani, d’incoraggiarli, di chiacchierare di cose di poco conto o anche dei piani per il loro futuro. Naturalmente dentro di me so che hanno passato o stanno ancora passando difficoltà che non posso neanche immaginare e i momenti più difficili sono quando i ragazzi raccontano le loro storie che naturalmente sono molto toccanti dal punto di vista emotivo. Pur cercando di essere incoraggiante, non voglio vendere loro storielle o indorare la pillola. Penso che il classico “andrà tutto bene” a volte non serva proprio a niente, a quest’età i ragazzi sono grandi e sono maturati in fretta, a volte non vogliono storielle, ma hanno solo bisogno di una persona amica di cui fidarsi, con la quale potersi sfogare. E sì, come hai accennato tu, è importantissimo rimanere vicini a una persona che soffre di qualunque grave malattia, a qualunque età. Non importa fare grandi gesti, l’amore e la presenza costante possono valere moltissimo.

Loriana Lucciarini – Grazie, Maricla, per essere stata qui con noi oggi. Mi ha fatto piacere ospitarti e scoprire le tante attività che svolgi. 🙂

Maricla Pannocchia – E’ stato un piacere e grazie ancora per avermi ospitata e per le tue belle parole! 🙂 Mi scuso se mi sono dilungata con le risposte, ma sono temi che richiedono un po’ di tempo e di parole per poter quantomeno cominciare a parlarne per bene. Grazie! 😀

Loriana Lucciarini – Apro ora la chat con i lettori. Maricla risponderà durante la giornata a tutti i commenti che le invierete. La possibilità di farle domande terminerà alle ore 20:00. Per i commenti che arriveranno dopo quest’orario ricordo che l’autrice passerà nei giorni successivi per non lasciare inevaso nessun commento. Tutto chiaro? 🙂 Bene, la CHAT È APERTA: SIETE LIBERI DI FARE LE VOSTRE DOMANDE…

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81 pensieri su “[ospiti] – 3 | Maricla Pannocchia: con “Le cose che ancora non sai” scavo nel cuore e nella forza di ogni giovane per non permettere che nessuno affronti il cancro da solo

    • Ciao Loriana, grazie dell’invito, e ciao Maricla. Il progetto che hai fatto mi sembra veramente interessante. Credo che gestire un’associazione come la tua, oltre ad aiutare le persone, porti anche tante soddisfazioni e benessere per la persona che se ne occupa. C’è un evento in particolare legato a questo che ricordi e che ti ha reso particolarmente fiera e soddisfatta di questa scelta?

      • Ciao Stefano, prima di tutto grazie di essere passato. Hai proprio ragione, tramite l’Associazione vivo molte soddisfazioni che mettono in secondo piano anche le difficolta’. Penso che trascorrere il tempo con questi ragazzi sia un privilegio per questo partecipo quasi sempre alle iniziative che organizzo. Sono particolarmente soddisfatta della Summer Holiday 2016, la vacanza estiva gratuita per un gruppo di ragazzi; non dico che le cose siano state tutte rose e fiori in quei quattro giorni, pero’ il gruppo di ragazzi e’ stato affiatato sin dall’inizio, ci siamo divertiti e li ho anche sentiti parlare fra loro e credimi ci sono storie che veramente ti lasciano a bocca aperta e che ti fanno sentire benedetta per tutto quello che hai. Sono stata particolarmente ssoddisfatta perche’ tutti i ragazzi hanno portato a casa qualcosa che non ha prezzo – veri amici, l’essere se stessi, il potersi confidare in tutta sicurezza ma anche divertimento, attivita’ e nuove esperienze – e io stessa in quei quattro giorni ho riso, mi sono emozionata, e ho conosciuto persone fantastiche (i ragazzi). Sto lavorando da mesi per tirar su i soldi necessari a coprire le spese della Summer Holiday 2017 proprio perche’, avendo vissuto quella del 2016, ci credo e voglio ripetere l’esperienza, offrendola anche ad altri ragazzi. Un caro saluto, Maricla

      • Ciao! Benvenuta e un plauso per la bella definizione “chiamata d’anima” mi piace davvero molto!
        p.s. anche se il Salotto è chiuso puoi servirti comunque dei “virtualdolcetti” che offro a ogni ospite e invitato che passa di qui ❤ 😀

  1. Buon pomeriggio Maricla,Loriana e tutti gli altri followers..Prima di tutto volevo fare i complimenti a Maricla per la tematica dei suoi libri e l’associazione…Non sai quanto io “senta” questo problema. Indubbiamente quando si parla di cancro oltre al malato anche le famiglie vengono chiamate in causa. tu come pensi si possano aiutare le famiglie ad essere di supporto al malato?

    • Ciao Mara, prima di tutto grazie di essere passata e delle tue belle parole. Personalmente credo che sia molto importante il supporto psicologico anche per le famiglie e le attenzioni rivolte a eventuali fratelli e sorelle che magari possono sentirsi “messi in secondo piano” se i genitori, com’e’ normale, dedicano quasi tutto il loro tempo al figlio malato. Secondo me, supportando la famiglia e aiutandola a venire a patti con la situazione, questa sara’ maggiormente in grado di stare vicina alla persona malata. Tramite la mia Associazione mi capita raramente di avere rapporti diretti con le famiglie, ma a volte e’ successo e appunto penso che il supporto psicologico possa essere molto importante, specialmente nei casi in cui ci sono gia’ disfunzioni piu’ o meno gravi all’interno del nucleo famigliare. Un caro saluto, Maricla

      • Ciao! Ti ringrazio..in effetti sono situazione davvero toste in termini psicologici. Per fortuna però la medicina è migliorata molto negli ultimi anni e quindi ci sono più persone che se la cavano…

  2. Ciao Maricla! Intanto davvero complimenti di cuore per il tuo progetto, mi ha molto colpito vedere come da una tua idea è nato un vero e proprio mondo, si vede che hai riempito un vuoto che c’era bisogno di colmare.
    A livello letterario, invece, visto che la tua associazione rappresenta un’unicità in Italia, volevo chiederti come mai hai scelto per il romanzo un’ambientazione anglosassone. 🙂

    • Ciao Marta, grazie per essere passata e per le tue belle parole! In realta’ niente riguardo a questo romanzo e’ stato scelto, quindi non posso dire di aver “scelto” un’ambientazione anglosassone 🙂 Generalmente quando scrivo lo faccio anche per estraniarmi dalla mia realta’ e un’ambientazione straniera mi aiuta in questo; le protagoniste si sono presentate nella mia testa con la loro storia, le loro personalita’ e mi “hanno detto” di essere scozzesi. C’e’ anche da dire che la Gran Bretagna offre uno dei migliori – se non il migliore in assoluto – modelli di cura a tutto tondo rivolti agli adolescenti e ai giovani adulti con tumore, quindi ci sta bene 😉 Un caro saluto, Maricla

  3. Buonasera Maricla, buonasera Loriana.
    Ho letto l’intervista e ti faccio i miei complimenti.
    Parlare di determinati argomenti richiede non solo una grande preparazione ma anche un forte coraggio. Il dolore di una malattia è immane in un adulto e devastante in un giovane. Sentirsi supportato, secondo me, aiuta a sentirsi anche meno soli. Non posso che essere felice che esistano persone come te che, in una società che tende a chiudersi, aprono la porta a chi ha bisogno. A volte una parola, un sorriso, l’ascolto sono efficaci e fondamentali in percorsi di terapia lunghi e faticosi. Grazie

  4. Ringrazio la padrona di casa per il suo sempre cortese invito; è sempre un onore ed un piacere partecipare a queste sue iniziative! 🙂
    E poi ringrazio Maricla, perché mi ha fatto capire la forza che ci vuole dalla parte del paziente, per accettare una situazione come quella , ma anche da gente come lei, che si trova dall’altra parte della barricata, e che quindi si trova in una posizione non facile dal punto di vista emotivo.
    Mi sono molto piaciute le parole di Maricla, perché da queste si nota la passione che lei ci mette; ma le stesse mi hanno anche commosso.
    Un grande in bocca al lupo per il lavoro che porti avanti, Maricla! Un abbraccio grande!

  5. Ciao Maricla e ciao Loriana! Sono rimasta molto colpita dalle tematiche che hai deciso di affrontare. Quanto è stato difficile emotivamente per te raccontare questa storia?
    Come reagiscono i ragazzi di fronte a questa lettura?
    Grazie!

    • Ciao Antonia, grazie di essere passata! Il libro e’ uscito proprio ieri quindi aspetto i commenti da parte dei lettori, inclusi dei giovani. Per quanto riguarda la prima versione del romanzo, che autopubblicai nel 2014, il riscontro da parte dei ragazzi fu positivo, diverse lettrici/blogger giovani mi hanno lasciato recensioni positive e non intendo dire solo per quanto riguarda la storia o lo stile, che ovviamente fa sempre piacere, ma anche cose tipo “grazie a Coleen e a quello che deve affrontare ho capito il valore della vita” e simili. Spero che il romanzo sia un punto di partenza per i giovani per riflettere davvero, non vorrei che leggessero, scrivessero di aver capito il valore della vita e poi proseguissero con le solite cose. Quello della crescita personale e’ un processo lungo che secondo me puo’ cominciare a ogni eta’; prima di scrivere questo libro e di aprire la mia Associazione di volontariato ero una persona completamente diversa da ora, quindi direi che ho cominciato questo mio percorso di consapevolezza a 29 anni, tardi? presto? Non lo so. Questo per dire che spero che i lettori colgano il vero messaggio del romanzo e soprattutto che siano spronati ad agire: aiutare gli altri, vivere nel presente ed essere artefici della propria vita. Credo che Coleen insegni questo, e il valore delle piccole cose. Un sorriso. La mano di un amico. Il potersi alzare dal letto. L’aprire gli occhi il mattino e avere tutto un giorno a disposizione per farne quello che vogliamo. Sentire l’aria sul viso. Chiudere gli occhi e percepire il calore del sole sulla pelle. Queste e molte altre piccole cose hanno un grande valore, e spero che questo messaggio arrivi ai lettori. Un caro saluto, Maricla

    • Mi sono accorta di non aver risposto all’altra domanda, quanto e’ stato difficile per me, emotivamente, scrivere questo romanzo. Quando ho avuto l’idea, nel 2014, ammetto che mi sono chiesta se avrei avuto il coraggio di arrivare alla fine. Quando scrivo, mi documento sempre sul tema che affronto e quindi sapevo di dover leggere storie di ragazzi malati o ex pazienti e di dover guardare i loro video. Mi aspettavo storie di morte, dolore e tristezza e ovviamente c’era anche questo, ma sono rimasta a bocca aperta davanti al loro coraggio, alla loro resilienza e all’amore per la vita. Li’ ho cominciato a rendermi conto che la vita che stavo vivendo io, senza nessun grave problema, in realta’ era una vita fine a se stessa. Come capita spesso a tutti, mi lamentavo dei piccoli problemi. Passavo le giornate senza fare niente di che, niente che potesse migliorare – anche solo in piccola parte – il mondo o me stessa, niente che mi arricchisse a livello umano o che arricchisse gli altri. Ovviamente mi sono affezionata ai personaggi e scrivere certe scene e’ stato difficile e toccante, specialmente sapendo che sono verosimili, ma ero guidata da quest’altra forza. Credo che mi sia accaduto come ad Allyson, pian piano ho acquisito la “vera vista” – come la chiama Coleen – e questa mi ha spronata a finire il romanzo e a voler fare di piu’ per questi ragazzi.

  6. Voglio complimentarmi con l’autrice per il coraggio di avere affrontato questo tema così delicato, non ho che una sola domanda perchè ho letto le tantissime risposte e le trovo complete, mi complimento perchè questo tema è stato trattato spesso in letteratura, ne sono stati tratti anche dei films e si rischia di scendere nella banalità, nello scontato, nel commovente spiccio, quali sono allora i segreti per non cadere in questi errori?

    • Ciao Matteo, prima di tutto grazie di essere passato. Si, e’ facile cadere nella banalita’ o nel “commovente spiccio”. Non credo che ci sia un segreto, se non quello che vale un po’ in tutte le occasioni: fai le cose con il cuore. Credo di essere piuttosto dotata empaticamente, quindi mi sono chiesta: come mi sarei sentita se, a sedici anni, mi avessero detto “hai la leucemia”? Che cosa avrei fatto? Come sarebbe cambiata la mia vita? E, per scrivere la parte di Allyson (“la ragazza sana”), mi sono chiesta: che cosa mi spinge ad accettare di portare i compiti in ospedale a una compagna di scuola cui ho rivolto la parola due volte e che mi sta anche un po’ sulle scatole? Inconsciamente, so che mi manca qualcosa, ma cosa? Lo trovero’ in una stanza d’ospedale?
      Credo che ci voglia cuore a scrivere di queste cose, ma anche rispetto. Rispetto perche’ purtroppo il cancro colpisce molte persone e devi mettere in conto che non stai scrivendo – e potenzialmente vendendo – un prodotto giusto per farci due soldini, ma che il lettore puo’ avere o aver avuto il cancro, o magari conosce qualcuno che ha vissuto quell’esperienza. E se il lettore fosse un genitore che ha perso un figlio per via di una malattia come un tumore? Il timore di ferire oppure offendere qualcuno che e’ stato direttamente toccato dal cancro era sempre in agguato, per questo durante la prima versione, quella scritta nel 2014, la storia era raccontata solo dal punto di vista di Allyson. Non essendo mai stata malata e non conoscendo giovani malati o ex pazienti, non me la sono sentita di narrare la storia anche dal punto di vista di Coleen, per di piu’ in prima persona. Dopo aver conosciuto i ragazzi supportati dalla mia Associazione ed essere “entrata sempre di piu'” in questo mondo, ho sentito il bisogno di dar voce anche a Coleen, per esternare i bisogni e i pensieri di questi ragazzi, e cosi’ ho riscritto il romanzo mantenendo i punti centrali ma narrando la storia a capitoli alterni, con le voci di entrambe le protagoniste. Infine, nel romanzo non succede niente di che, magari fosse vero che ogni volta in cui un giovane si ammala s’innamora subito di un altro ragazzo malato o ancora va dall’America ad Amsterdam e compagnia bella… la realta’ spesso e’ fatta di piccoli e grandi gioie, di sconfitte e soddifazioni, di un sorriso, due chiacchiere, due risate, un film guardato insieme per staccare un po’ la mente da tutti questi pensieri… ho cercato di raccontare la realta’ fatta di piccoli, grand gesti, affetti, pensieri e avvenimenti. Niente “cose a effetto”. Credo che questo sia il “segreto”: onesta’ e rispetto. Un caro saluto, Maricla

  7. Buonasera a Loriana e a Maricla! Innanzitutto complimenti all’autrice per la sua scelta di trattare un tema così delicato. Sono molto curiosa di leggere il romanzo. A proposito di curiosità, vorrei porre a Maricla una domanda forse banale, ma che mi è venuta subito in mente mentre leggevo la trama: perché l’ambientazione nel contesto britannico? Grazie!

    • Ciao Elena e grazie di essere passata! Sono molto contenta che il romanzo ti abbia colpita e mi farebbe piacere sapere la tua opinione, quando lo leggerai. Come ho scritto in una risposta precedente, generalmente quando scrivo lo faccio anche per estraniarmi dalla mia realta’ e un’ambientazione straniera mi aiuta in questo; le protagoniste si sono presentate nella mia testa con la loro storia, le loro personalita’ e mi “hanno detto” di essere scozzesi. C’e’ anche da dire che la Gran Bretagna offre uno dei migliori – se non il migliore in assoluto – modelli di cura a tutto tondo rivolti agli adolescenti e ai giovani adulti con tumore, quindi ci sta bene! Un caro saluto, Maricla

  8. Prima di tutto ti faccio i miei complimenti per il lavoro di ricerca che hai svolto. Troppo spesso capita di leggere romanzi improvvisati, anche di “autrici arrivate”, contenenti inesattezze di ogni tipo, dalle storiche alle sociologiche ecc.

    Approvo anche la tua scelta di non aver scritto in prima persona non essendo mai stata afflitta da tale malattia.
    Ecco la domanda che ti rivolgo: pensi che una persona che affronta la malattia della tua protagonista possa trarre conforto, speranza e forza interiore leggendo il tuo libro?

    • Ciao Laura, grazie di essere passata e delle tue parole. Per correttezza devo dire che adesso il romanzo e’ narrato a due voci, i capitoli s’intervallano e la storia e’ raccontata in prima persona sia da Allyson (la “ragazza sana”) sia da Coleen (“la ragazza malata”). Nel 2014 avevo scritto la prima versione narrandola esclusivamente dal punto di vista di Allyson proprio perche’, non essendo mai stata malata di cancro e non conoscendo nessun giovane che ne fosse stato colpito, non me la sono sentita di dare voce anche a Coleen. Dopo aver aperto l’Associazione pero’ ho avuto modo di conoscere i ragazzi, di saperne di piu’ sulle loro storie e facendo piu’ esperienze ho sentito il bisogno di dar voce anche a Coleen.

      Detto sinceramente, non so quanto conforto possa trovare un malato in questa storia. Spoiler: Coleen alla fine muore. Personalmente, se avessi la leucemia, non sono sicura che mi andrebbe di leggere una storia dove la protagonista, che ha la mia stessa malattia, muore; ma in fondo non lo so, sai? Proprio perche’, come dico sempre, non posso capire appieno chi e’ o e’ stato malato di cancro, non avendolo vissuto sulla mia pelle. Diversi dei ragazzi dell’Associazione hanno letto la prima versione del romanzo e l’hanno apprezzata, proprio poco fa una delle ragazze ha ordinato la sua copia di “Le cose che ancora non sai” quindi forse per loro il fatto che la protagonista non guarisca (cosa che, se uno legge bene fra le righe della trama, si puo’ intuire) non e’ cosi’ importante. Coleen affronta la malattia a testa alta e sorridendo, e credo che questo possa incoraggiare chi ha appena ricevuto la diagnosi e magari ha paura e non sa come reagire, o chi sta affrontando le terapie ma non riesce a vedere altro che il nero; ma Coleen non e’ un’eroina: a volte piange, si dispera, ha momenti “no”, vorrebbe morire per non dover piu’ patire tutto quel dolore e per smettere di far soffrire i genitori… il messaggio che manda e’ anche quello che non bisogna essere sempre forti. Va bene anche piangere. Va bene anche avere giorni no. E credo che anche questo, alla fine, sia un conforto. Un caro saluto, Maricla

      • ATTENZIONE IL COMMENTO CONTIENE SPOILER
        Ciao Maricla, grazie per aver risposto. Suppongo dipenda anche dall’età e attitudine psicologica del lettore.
        Come scrittrice capisco la tua scelta, nel senso che immagino tu abbia voluto improntare il tutto sul realismo e che la morte della protagonista sia una naturale conseguenza e attribuisca un significato di un certo tipo al tuo lavoro.
        Anche il discorso del pensare di avere tutto il tempo del mondo e poi rendersi conto che forse non è così, sicuramente innanzi allo spegnersi di una vita assume un significato più forte.
        Come lettore immagino che chi acquista un libro di questo tipo, solitamente, metta in conto che il finale possa non essere “dei migliori”.

      • ATTENZIONE, SPOILER. Scusa se non rispondo sotto il tuo commento, Laura, ma non mi fa piu’ vedere il tasto “rispondi”. Comunque hai pienamente ragione, la morte di Coleen enfatizza tutto il discorso sul valore della vita e la concezione del tempo e poi, se la protagonista fosse sopravvissuta, il romanzo sarebbe andato in tutt’altra direzione. Mi capita spesso, tramite l’Associazione, d’imbattermi in persone che pensano che una volta finite le terapie i ragazzi tornino alla “normalita’” con un semplice schiocco di dita, ma nella maggior parte dei casi non e’ cosi’. Molti ragazzi hanno effetti collaterali a breve o lungo termine, problemi psicologici, possono sentirsi “diversi” perche’ sono cresciuti piu’ in fretta rispetto ai loro coetanei… se Coleen fosse sopravvissuta, tutta la storia sarebbe andata diversamente e probabilmente l’avrei fatta cominciare dal giorno in cui viene dichiarata in remissione, circondata da amici e famigliari felici, e lei ovviamente e’ felice ma c’e’ anche quella strana sensazione che non sa spiegare… e ora? Ora si combatte un’altra battaglia, ma molto piu’ invisibile di quella combattuta finora. Come avrai intuito, un giorno mi piacerebbe scrivere un’altra storia su questo tema, dando voce pero’ a una ragazza in remissione per aiutare la gente a capire che finire le terapie e’ solo meta’ del percorso. Un abbraccio.

  9. Ciao Loriana e Maricla.
    Cara Maricla, ho già avuto modo di chiacchierare con te in merito al tuo meritevole e importante progetto. Riguardo al tuo ultimo libro, sono favorevole all’introduzione in letteratura di temi forti, perchè fanno parte della vita e non conoscere aumenta paura e emarginazione. I recenti successi editoriali testimoniano che gli adolescenti sono molto più propensi degli adulti ad appassionarsi a storie di coetanei con malattie terminale. Cosa cercano? O cosa hanno già capito?

    • Ciao Emma, benvenuta. Resto qui in attesa di leggere la risposta di Maricla alla tua domanda che apre mille altri ragionamenti e pensieri. Grazie per il commento e per aver trovato il tempo di incontrarci qui nel Salotto ❤

    • Ciao Emma, grazie di essere passata e del supporto che mi hai sempre dato con i miei romanzi e la mia Associazione. Che domanda difficile! Personalmente credo che gli adolescenti siano intelligenti, a volte piu’ degli adulti. L’adolescenza e’ l’eta’ delle emozioni forti, e sicuramente una storia di adolescenti malati scatena tutte quelle emozioni. Credo che gli adolescenti vogliano sognare, abbiano bisogno appunto di emozioni forti. Da li’ a prenderli per mano e accompagnarli in un mondo verosimile e non tanto romanzato fatto di stanze d’ospedale, chemioterapia e via dicendo ce ne passa. Ben vengano fiction di successo che possono avvicinare i ragazzi a questo tema, ma resto dell’idea che il modo migliore per farlo sia attraverso storie vere, o comunque verosimili. Non so se hai visto, per esempio, il documentario che e’ iniziato domenica sera sulla Rai e che mostra la vita di diversi ragazzi in cura all’ospedale Bambino Gesu’ per diverse malattie, credo, non solo cancro. Penso che prodotti del genere siano molto utili e gli adolescenti dovrebbero vederli. Avvicinarsi a questa realta’ fa paura, e credo che ci vorrebbe una sorta di “educazione alla morte”. In altre culture le persone accettano la morte come parte della vita. Qui da noi e’ molto spesso un taboo, si evita di parlarne o se ne parla male e allora e’ normale volerla rifuggire proprio perche’ siamo spaventati da cio’ che non conosciamo. Non pretendo di sapere che cosa cercano gli adolescenti ma spero di aiutarli, attraverso il romanzo, a capire che la vita e’ davvero un dono e non dobbiamo aspettare una tragedia come una diagnosi di cancro per capirlo a cominciare a viverla davvero. Un caro saluto, Maricla

  10. Ciao Loriana, ciao Maricla. Argomento difficile, parlo in modo consapevole (ho avuto – uso il passato, ma da questa malattia non si guarisce mai veramente) e trovo molto interessanti le risposte dell’autrice e i suoi propositi. Le domande sono state abbastanza esaustive, quindi chiedo a Marica di darci qualche informazione non sul romanzo ma sul suo percorso. Come sei arrivata alla pubblicazione? Grazie e complimenti per il sempre piacevole salotto.

    PS ottimi i virtualpasticcini! 😉

    • Monica, per te un abbraccio speciale da parte mia per questa tua partecipazione. I pasticcini? Prendine ancora, sono virtualdolcetti a calorie zero… io ne sto facendo incetta 😛 (e i miei sensi di colpa stanno zitti eheheheh!)

    • Ciao Monica, grazie di essere passata! Quando ho scritto la prima versione del romanzo, nel 2014, e’ stato per dar sfogo a un bisogno. Piu’ scrivevo, piu’ mi sono trovata catapultata in questa realta’. Finito il romanzo, ho cominciato a lavorare per dare una forma alla mia idea di connettere fra loro i ragazzi italiani malati di cancro. Una volta avviata l’Associazione, ho riscritto il romanzo mantenendo i punti centrali ma alternando i capitoli, dando voce anche a Colee, la “ragazza malata”. Anche li’, pero’, ancora non pensavo alla pubblicazione. A un certo punto sono entrata in contatto con una giovane scrittrice che mi aveva scritto dicendo che avrebbe voluto scrivere un romanzo in cui uno dei due protagonisti aveva la leucemia (sarebbe stato una storia d’amore), le dissi “okay, pero’ devi essere pronta a fare le ricerche mediche, ma soprattutto quelle sull’aspetto emotivo, psicologico ecc… questo romanzo lo devi vivere”. Questa ragazza mi ha dato i contatti di una casa editrice con cui aveva pubblicato e cosi’ ho scritto a Francesa di Astro Edizioni presentandole il romanzo, l’Associazione e invitandole il testo. Francesca ha deciso di pubblicarlo e, come le ho anche detto personalmente, lo apprezzo molto: ha appena aperto una collana di narrativa che tratta temi sociali, e poi questo romanzo non e’ facile da vendere. Sai quante volte la gente mi ha detto “brava per quello che fai” e ha posato il romanzo quasi scottasse? Basta pronunciare la parola “cancro” e molti scappano a gambe levate, quindi anche Francesca ha corso un grosso rischio e la ringrazio molto per questo e per avermi sempre rispettata come autrice. Affidando il romanzo a una casa editrice temevo che sarebbe stato “storpiato” e non volevo che se ne perdesse il senso, invece Francesca ha capito la storia e l’ha semplicemente resa migliore dal punto di vista di fluidita’ ed editing. Con tutto quello che leggo in giro riguardo agli autori emergenti e le case editrici mi reputo decisamente fortunata ad aver pubblicato con Astro Edizioni. Un caro saluto, Maricla

    • Ciao Monica, grazie di essere passata! Il tuo commento calza a pennello con il commento che ho scritto nella risposta sopra 🙂 Come dicevo in un’altra risposta, ho scritto questa storia perche’ ne sentivo il bisogno, guidata dalle due protagoniste che sentivano questo bisogno ancora piu’ di me. Non l’ho scritta con la pubblicazione in mente. Un giorno sono entrata in contatto con una giovane scrittrice che aveva in mente di scrivere una storia d’amore in cui uno dei due aveva la leucemia, e che mi ha dato i contatti di Francesca di Astro Edizioni, con cui lei aveva gia’ pubblicato in passato. Ho contattato Francesca spiegandole del romanzo, dell’Associazione e inviandole il testo. Le ho raccontato di come io non voglia necessariamente diventare una scrittrice con la S maiuscola, ma penso che una casa editrice seria possa aiutare i romanzi a decollare e sono contentissima di questa scelta. Francesca ha fatto una scelta molto coraggiosa decidendo di pubblicare questo romanzo che, per via della tematica, non si vende facilmente. La gente preferisce non pensare a queste cose, specialmente quando riguardano i giovani, quindi venderlo e’ molto piu’ faticoso piuttosto che vendere un libro che tratta argomenti piu’ leggeri. Tanto di cappello a Francesca, ci vogliono giovani editori pronti a rischiare. Temevo che, mettendo il romanzo in mano a una casa editrice, sarebbe stato “storpiato” o si sarebbe perso il senso ma Francesca mi ha sempre resa partecipe e sono soddisfatissima del prodotto. Se ne sentono di cotte e di crude riguardo alle esperienze degli emergenti con le case editrici quindi sono fortunata ad aver trovato la Astro Edizioni, gestita da una ragazza che ci crede e s’impegna, e che rispetta gli autori e quello che scrivono. Un caro saluto, Maricla

  11. Ciao Loriana e grazie del tuo invito (mi sono già abbondantemente servita dei tuoi pasticcini virtuali). Un saluto a Maricla, e anche da parte mia i complimenti non possono mancare. Per tutto quello che fa, e per aver trattato un tema così doloroso, che sento molto. Ho letto l’intervista, e mi pare esauriente. Poiché io sono sempre molto curiosa riguardo la “formazione” di un autore, cambio completamente argomento, e chiedo banalmente quali siano le letture preferite da Maricla. Uno scrittore che ama, o un libro che vorrebbe citare?
    Grazie.

    • Cristina benvenuta, ti invito a servirti ancora al buffet, una cioccolata calda virtuale la gradisci?
      Domanda interessante, di cui ti ringrazio, perché nell’intervista avevo focalizzato l’attenzione sul progetto editoriale e umano di Maricla. E questa domanda invece permette di scoprire molto sulla Maricla lettrice, quindi – curiosa io! – mi siedo e attendo la risposta… ;-P

    • Ciao Cristina, grazie di essere passata e delle tue parole! Sono una lettrice super esigente, una di quelle che se vede un congiuntivo sbagliato urla 🙂 Detto questo, preferisco i classici. Mi piace lo stile di Jane Austen, ma un po’ tutti i classici. Fra i libri contemporanei ho trovato qualcosa di carino, ma ammetto che mi e’ capitato raramente. In un romanzo cerco emozioni, originalita’, un bell’uso della nostra lingua (ma quanto e’ bello il nostro italiano, usiamolo per bene!) e dei personaggi che potrebbero essere reali, come dicevo sono piuttosto esigente 🙂 Leggo spesso anche young adults proprio perche’ io stessa scrivo principalmente per ragazzi e mi piace leggere che cosa scrivono gli altri. Un caro saluto, Maricla

  12. MATTEO IACOBUCCI tramite facebook fa questa domanda a Maricla, che riporto io nel blog, ringraziandolo per essere presente qui oggi, nonostante i problemi di connessione e gli impegni lavorativi:

    “E’ stato psicologicamente difficile per lei scrivere una storia del genere?”

    • Ciao Matteo, addirittura mi dai del “lei”?! 🙂 Come dicevo prima, si, alcuni passaggi sono stati difficili ed emotivamente toccanti da scrivere proprio perche’ la storia e’ verosimile. Allo stesso tempo, scrivendo determinati passaggi (che vuol dire, in un certo senso, vivendoli) imparavo molto su me stessa e su come stessi gettando via tempo prezioso senza neanche essermene accorta quindi ho proseguito, perche’ il dolore era bilanciato da tutti gli insegnamenti che stavo apprendendo. Un caro saluto, Maricla

  13. Buona sera a tutti, ciao Loriana.
    Spero sia rimasto qualche dolcetto per me ☺

    Buona sera Maricla, non conoscevo il libro e me ne dispiaccio.
    Voglio innanzitutto farti i complimenti, ho letto l’intervista e ho scoperto le tematiche affrontate, nonché dell’esistenza dell’associazione.
    Le malattie sono tutte brutte ma quando colpiscono persone così giovani è come se crollasse il mondo e il futuro diventa ancor più nebuloso.
    Ecco le mie domande, quanto ti ha cambiata il fatto di avvicinarti alla sofferenza prima con la scrittura e poi vivendola tramite il volontariato?
    Cosa hai appreso in questo cammino?

    • Ciao Monica, grazie di essere passata! Tutto questo percorso mi ha insegnato – e continua a insegnari – tanto. A sentirmi benedetta, a sentirmi davvero grata perche’ non ho nessun grave problema di salute e nessun’altro grave problema e lo stesso vale per le persone a me care. Ho imparato che ieri e’ passato e domani e’ un punto interrogativo, e l’unica certezza che ho e’ questo preciso momento, mentre rispondo alla tua domanda. Adesso mi sto sentendo bene perche’ parlo di qualcosa in cui credo, quindi sto utilizzando bene questo momento, suppongo. Ho imparato a godermi le piccole cose. Prima avevo grandi sogni, pensavo che solo vivendo dall’altra parte del mondo, avendo un sacco di soldi e cose del genere sarei stata felice, ma non e’ cosi’… non bisogna necessariamente fare qualcosa di grande per essere davvero felici. Io adoro il mare. Una semplice passeggiata lungomare, fermarsi a raccogliere le conchiglie, poggiare una mano sulla sabbia ed essere davvero consapevole dei granelli sotto il palmo della tua mano, o del riflesso del sole sulla superficie del mare… ma chi l’ha detto che e’ ovvio vedere il mare, le nuvole che corrono in cielo, sentire l’erba morbida sotto i piedi e il gusto del tuo piatto preferito? Ma chi l’ha detto che e’ scontato abbracciare i tuoi figli, tuo marito, i tuoi genitori, tua sorella, quella collega con cui vai particolarmente d’accordo, ma e’ davvero scontato che tutte queste persone siano qui e stiano bene? Niente e’ scontato, ecco che cosa ho imparato. E facendo volontariato ho imparato che la frase “se aiuti una persona ti senti piu’ felice anche tu” e’ incredibilmente vera. Questi ragazzi mi hanno mostrato la vera forza e il vero coraggio, e adesso penso che non ci sia niente d’impossibile. Qualunque obiettivo abbiamo, possiamo ottenerlo: non e’ detto che sara’ facile, dovremo rimboccarci le maniche, ma e’ nostro dovere quantomeno provare. Un caro saluto, Maricla

  14. Ciao Lory e ciao Maricla. Innanzitutto complimenti Maricla perché scrivere un libro che tratta un argomento così delicato richiede molta sensibilità. Io credo che un libro che affronta temi come la malattia e il cancro lasci un segno importante in ogni lettore.Cosa ha insegnato,invece, all’autrice?

    • Ciao Sabrina grazie di essere passata e delle tue parole! Rispondendo alla tua domanda mi unisco alla risposta di cui sopra (che ti consiglio di leggere, se vuoi la risposta super esaustiva 🙂 ). Sai che cosa mi ha insegnato questa storia? Ad accettare veramente che la morte esiste, e a smettere di averne paura. Ovviamente, sapevo gia’ da tempo che tutti moriamo ma non ci avevo mai pensato sul serio, morire fa paura, e come facciamo quasi tutti preferivo non pensarci. Mi sembrava strano che un giorno non sarei piu’ stata su questa Terra, talmente strano che mi dicevo “ma no, e’ cosi’ lontano” e mi convincevo che in qualche modo quel giorno non sarebbe mai arrivato per me. Grazie a questo romanzo e ai ragazzi, ho imparato che tutti moriremo, ma ora siamo vivi. E allora viviamo! Non sopravviviamo, c’e’ una grossa differenza fra le due cose. Conosco un sacco di persone che sopravvivono e neanche se ne rendono conto, non vedono quello che hanno perso e che stanno perdendo. Credo che vivere sia provare nuove esperienze, nuove emozioni, mettersi in gioco, aiutare ed essere aiutati, vedere il mondo, confrontarsi, provare a realizzare i propri sogni, spremere ogni singolo secondo che abbiamo il che – lo ripeto – non vuol necessariamente dire fare grandi cose, almeno secondo me. Siamo consapevoli del nostro presente, viviamolo intensamente. Creiamoci una vita che ci siamo scelti noi; non pieghiamo la testa davanti al volere altrui o della societa’, non lasciamo che i giorni ci scivolini addosso, viviamo momenti, creiamo ricordi, lasciamo un segno del nostro passaggio su questa Terra. Credo che in questo modo, quando sara’ il mio momento di andarmene, saro’ serena. Avro’ fatto il mio possibile con il tempo che mi e’ stato concesso. Ecco che cosa mi ha insegnato questa storia, questo e come le persone possono andarsene in fretta, in mille modi diversi. L’importanza di dire adesso quello che provi, di non posporre a domani quello che potresti dire o fare oggi, perche’ domani potresti non avere piu’ tempo e potresti rimpiangerlo per sempre. Un caro saluto, Maricla

  15. BARBARA PEDROLLO, tramite facebook, mi lascia un messaggio per l’Autrice e una domanda. La riporto qui di seguito, ringraziandola per l’attenzione e la partecipazione:

    “Buon pomeriggio a tutti 🙂 Volevo fare i complimenti all’autrice per il tema trattato. Poi naturalmente volevo fare una domanda anche io: volevo sapere quale genere letterario preferisci”

    • Ciao Barbara, preferisco la narrativa. Mi piacciono le storie vere ma in questo periodo leggo piu’ che altro per distrarmi e quindi ben vanga la ficition, purche’ sia fatta bene. Come dicevo leggo anche young adults, scrivendo io stessa per ragazzi mi piace vedere cosa scrivono gli altri, pero’ mi piacciono anche i romanzi storici, non quelli che sembrano saggi di storia ma che contengono belle storie dickensiane che ti rapiscono e ti fanno staccare la spina da tutto.

  16. ALESSANDRA LEONARDI, tramite l’evento correlato di facebook, invia questa domanda all’Autrice:

    «Ciao Loriana, purtroppo wordpress non mi fa accedere neppure da pc , nonostante numerosi tentativi, e non sono riuscita a lasciare una domanda lì; la posto qui sperando che tu possa riferirla all’autrice…
    Innanzitutto saluto Loriana, e mi complimento con l’autrice per aver scelto un tema così delicato e profondo e per le sue importanti iniziative a riguardo; vorrei chiedere anche io all’autrice, come un altro lettore, perché ha ambientato la vicenda a Glasgow e non in italia; volevo poi chiedere come reagiscono gli adolescenti al libro, essendo i giovani oggigiorno molto presi dal divertimento rifuggendo temi come la malattia e la morte (e non mi sento di biasimarli). Grazie e ancora complimenti!»

    • Ciao Alessandra, grazie per essere passata! Come ho scritto in una risposta precedente, generalmente quando scrivo lo faccio anche per estraniarmi dalla mia realta’ e un’ambientazione straniera mi aiuta in questo; le protagoniste si sono presentate nella mia testa con la loro storia, le loro personalita’ e mi “hanno detto” di essere scozzesi. C’e’ anche da dire che la Gran Bretagna offre uno dei migliori – se non il migliore in assoluto – modelli di cura a tutto tondo rivolti agli adolescenti e ai giovani adulti con tumore, quindi ci sta bene! Il libro e’ uscito ieri quindi aspetto anche io i commenti dei giovani lettori, pero’ sono fiduciosa perche’ la prima versione del romanzo e’ stata letta e recensita da diverse giovani lettrici/blogger e la maggior parte ha capito appieno il senso della storia. Un caro saluto, Maricla

  17. Buon pomeriggio a tutti!
    Il tema del libro ha un impatto emotivo profondo e complesso che fa emergere vissuti spesso non semplici nell’anima del lettore.
    Mi piacerebbe chiedere proprio questo: com’è il tuo rapporto con i tuoi lettori?
    Qual è quel messaggio (che di certo ti è arrivato) che più ti ha emozionato?

    • Ciao Francesca, grazie di essere passata! Cerco di avere un rapporto aperto con i lettori, e invito chiunque abbia letto il romanzo, o lo leggera’, a inviarmi un commento. Ben vengano anche le recensioni negative, purche’ siano costruttive. Mi hanno emozionata tutti i messaggi dei lettori, specialmente dei giovani, che dopo aver letto la prima versione del romanzo hanno detto di aver capito meglio il valore della vita. Quello, in fondo, e’ uno degli obiettivi principali del libro. Un caro saluto, Maricla

  18. Ciao Marica, questo è un argomento che mi sta molto a cuore perché mia mamma era malata di tumore e purtroppo ho visto anche parecchi ragazzi e bambini con questa malattia.
    Io vorrei chiederti che consigli daresti a questi ragazzi cosí giovani e bambini con questa malattia?
    Come pensi che reagiscono i ragazzi leggendo il tuo libro? Mi riferisco anche ai ragazzi che non sono malati.
    Grazie mille
    Francesca

    • Benvenuta anche a te Francesca B., grazie per esserti affacciata al nostro Salotto letterario e per le tante domande, che dimostrano interesse e attenzione. Rimani un po’ con noi, serviti pure dei virtualdolcetti 😛

    • Ciao Francesca, grazie di essere passata! Come ho risposto prima, il libro e’ uscito ieri quindi aspetto anche io i commenti dei giovani lettori, pero’ sono fiduciosa perche’ la prima versione del romanzo e’ stata letta e recensita da diverse giovani lettrici/blogger e la maggior parte ha capito appieno il senso della storia. Che consiglio darei io a un bambino o ragazzo con un tumore? Oddio, che domandona! A parte che naturalmente un bambino percepisce la malattia in maniera diversa rispetto a un adolescente, ad ogni modo non sono nessuno per consigliarli perche’ non l’ho vissuto sulla mia pelle. Posso immaginare. Sono una persona empatia ma da li’ a dire “capisco” o “fai questo piuttosto che quello” ce ne passa. Penso che la cosa piu’ importante sia stare vicino a una persona malata, qualunque eta’ questa abbia, aiutarla ad avere una sorta di normalita’, essere li’ per lei, magari anche senza grandi gesti, semplicemente facendogli capire che sei pressente e puo’ contare su di te. Mi viene in mente un ssignore che recentemente mi ha raccontato di un ragazzo di neanche trent’anni cui hanno diagnosticato la leucemia, sulla sua pagina Facebook e’ tutto un tripudio di commenti di supporto da parte degli amici, ma nessuno di questi “amici” e’ andato a trovarlo in ospedale. Quindi non me la sento di dare consigli, ma di stare vicina ai ragazzi meglio che posso. Un caro saluto, Maricla

  19. Ciao Loriana, grazie per l’invito. A Maricla voglio fare i miei complimenti per l’attività della sua associazione e per aver scritto un romanzo che affronta un tema tanto importante e delicato. Molte delle domande che mi sono venute in mente leggendo l’intervista sono già state fatte da altri ospiti del blog, aspetto di leggere le risposte, in particolare sono interessato al tipo di reazione che hanno i ragazzi, i coetanei delle due protagoniste, leggendo una storia come questa. Grazie.

    • Ciao Roberto, benvenuto nel Salotto di Scintille, serviti pure dei virtualdolcetti e accomodati: Maricla passerà in serata a rispondere a tutti. Sono interessata anche io a questo aspetto, che ritengo importante. Grazie per essere passato e per stare qui con noi…

    • Ciao Roberto, grazie per essere passato! Come ho risposto prima, il libro e’ uscito ieri quindi aspetto anche io i commenti dei giovani lettori, pero’ sono fiduciosa perche’ la prima versione del romanzo e’ stata letta e recensita da diverse giovani lettrici/blogger e la maggior parte ha capito appieno il senso della storia. Un caro saluto, Maricla

  20. Stiamo quasi arrivando a conclusione di questo appuntamento del Salotto di oggi. Mi anticipo con i saluti, lasciandovi ancora il tempo per postare le ultime domande.

    Mi piace quando la scrittura diventa creatrice di realtà concreta, generosamente messa a disposizione per gli altri… Questo fa onore a Maricla Pannocchia e rinnovo la mia stima e il rispetto per il suo lavoro. Invito Maricla a tornare in questo Salotto quando desidera, intanto saluto lei e tutto voi, cari followers, con un arrivederci sincero a domani: per scoprire l’highlight del giorno! 😀
    Un abbraccio a tutti e buona serata…
    – Loriana

  21. LILIANA GHEORGHE tramite fb scrive :
    “Buonasera Loriana e bentrovata Maricla. Ho letto con piacere l’intervista e sono contenta di trovare persone interessate a sensibilizzare gli animi e le coscienze verso un male che prende sempre di più persone sempre più giovani. Da madre di due adolescenti e dall’esperienza in prima persona di convivenza con un tumore al seno posso soltanto apprezzare il lavoro dell’associazione perché in quei momenti lì anch’io mi sono appoggiata all’associazione locale intitolata Beatrice onlus in memoria di una donna vittima del cancro. Invece come coautrice di un romanzo che tratta il disagio mentale chiederei a Maricla se promuoverà il suo libro soltanto nelle realtà scientifiche oppure crede come me nella forza illimitata della letteratura che si fa strumento contro i tabù, nella lotta alla condivisione anche delle esperienze meno piacevoli e che ci fanno paura. Magari insieme possiamo superarle e accettare quello che arriva. Diventare più forti. E promuovere una cultura a 360 gradi. Un grande in bocca lupo!

    Grazie dell’invito e della gentile ospitalità a Loriana e un abbraccio a tutti!”

    • Ciao Liliana e grazie per essere passata! Grazie delle tue parole. Per dirti la verita’ non ho inviato la segnalazione del libro a nessuna realta’ scientifica proprio perche’ si tratta di narritiva/fiction e non di un saggio sul cancro nell’adolescenza. Probabilmente se un oncologo leggesse il romanzo avrebbe qualcosa da ridire su certi passaggi medici, ho fatto le ricerche sulla leucemia e sulle terapie con tutto il mio impegno, ma non ho una laurea. Questo per dire che, appunto, non e’ un testo rivolto alla comunita’ scientifica e non pretende di essere un trattato su una determinata malattia e le terapie. Sono convinta, come te, che la letteratura abbia un potere illimitato e sto promuovendo il romanzo fra la gente: agli eventi, sui blog, su Facebook, affidandomi al passaparola… un caro saluto, Maricla

  22. Pingback: [ospiti] – 4 | #AllDay Giornata Autore: highlight Maricla Pannocchia | Scintille d'Anima

  23. salve, vorrei chiederti se, vista la delicatezza del tema, non temi che la fascia d’età a cui ti rivolgi (young adult) possa non essere preparata a questi argomenti…Grazie

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